Gaia Bucciarelli, amministratore unico di Santa Giustina, una giovane donna piena di spirito di iniziativa e profondamente legata al suo territorio, pur essendo di origini milanesi.
Gaia, parlaci un po’ di te e di come sei arrivata a Santa Giustina.
Premetto che sono nata a Milano da mamma toscana e papà comasco. Papà è nato e cresciuto a Como, ma ha sempre svolto la sua attività di commercialista a Milano, mentre mamma è nata a Piombino, città che ama tantissimo ma che ha dovuto lasciare per via della guerra, trasferendosi a Milano. L’affezione profonda alla Toscana la dobbiamo a lei ed alla sua famiglia, figurarsi che papà lo chiamiamo “babbo”. Dopo il liceo (artistico ci tengo a precisare), mi sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza, terminando gli studi con un breve tirocinio presso lo studio Antonio Bucciarelli (Papà). Dopo la laurea però ho scelto di dedicarmi alla neonata azienda vinicola di famiglia.
Come mai non hai seguito l’indirizzo forense?
Negli ultimi anni di università avevo svolto diversi lavori, fra cui appunto un breve tirocinio presso lo studio di mio padre, improntato al diritto fallimentare, argomento della mia tesi. Purtroppo però ero stata anche a vendemmiare e possiamo certamente affermare che la passione per la natura e la campagna hanno avuto la meglio sui libri e sui numeri.
A Santa Giustina?
Sì, a Santa Giustina, dove la mia famiglia possedeva la tenuta omonima e dove papà aveva iniziato a trasformare l’indirizzo aziendale da faunistico venatorio ad anche vitivinicolo. Questo bellissimo territorio e l’azienda posta al centro di un comprensorio particolarmente ricco di natura, mi hanno sempre profondamente appassionata, insieme al fatto che proprio qui ho conosciuto mio marito Oleg, anch’egli trasferitosi da Milano dopo la laurea in giurisprudenza. Così, istintivamente, in un assolato giorno di sabato nel cortile del borgo di Santa Giustina chiesi a papà: “se proprio vuoi trovarmi un lavoro, affidami la gestione dell’azienda Santa Giustina: detto fatto! Così nasce il mio percorso di “Donna del Vino”.
Affascinante! Dunque, parliamo di Santa Giustina.
Santa Giustina per me è lavoro, amore e… fantasia! Avendo frequentato il liceo artistico, mi sono rimasti dentro il desiderio e la voglia di realizzare i sogni. Per sogni intendo le opere, i progetti che sembrano quasi irrealizzabili ma che, nella mente del disegnatore e del progettista, rappresentano un che di concreto. Così, partendo dal grande entusiasmo di mio papà, che aveva appena terminato la costruzione dell’attuale cantina, ed insieme ai collaboratori dell’azienda, abbiamo selezionato gli appezzamenti migliori e piantato i vigneti ed abbiamo immesso sul mercato i nostri vini e spumanti con una veste moderna e particolare.
Infatti, l’etichetta è proprio particolare, dove hai trovato gli spunti?
Come ho già accennato, l’azienda nasce come faunistico venatoria, impostata però sulla salvaguardia delle specie animali autoctone. In particolare sul reinserimento della Starna, una specie particolare di pernice, che a partire dalla fine degli anni ’70 era quasi del tutto scomparsa dal nostro territorio. La starna vive in “famiglia”, si sceglie un compagno per la vita e forma il suo nucleo famigliare, ogni primavera, i figli, formano nuove famiglie lasciando ai genitori il compito di una nuova nidiata. Ecco spiegato perché le etichette di Santa Giustina hanno come logo il volo di starne, così come l’irregolare profilo vuole simboleggiare la silhouette della testa e dell’ala, il richiamo alla famiglia e ai nostri legami è ciò che vogliamo sia evidente sin da subito. Abbiamo poi scelto colori “pop”, molto vivaci, a simboleggiare la nostra estrema vivacità e gioia di vivere, ovviamente utilizzando le tinte principalmente presenti in questo meraviglioso paesaggio.
Riassumiamo in breve la realtà e le prospettive di Santa Giustina.
Santa Giustina è caratterizzata da un bellissimo borgo, la cui chiesa ha origini longobarde, che risalgono ad ancor prima dell’anno mille. L’attuale aspetto settecentesco, di semplice e bella chiesa di campagna, ci ha portato ad aggiungere alle due attività principali anche quella della celebrazione di matrimoni ed eventi, occupandoci anche di tutta la fase organizzativa. Da maggio a settembre il borgo si veste a festa.
Riguardo l’attività principale, cioè il vino, abbiamo iniziato un lavoro di alta qualità. Nella mia attività sono affiancata dall’Agronomo Fabio Bernizzoni, responsabile dei vigneti e dell’Enologo Carlo Saviotti, responsabile della cantina. Nel 2017 è arrivato in azienda Guerrino Saviotti, anch’egli enologo che mi supporta nell’attività di gestione generale dell’azienda, finalizzata soprattutto all’indirizzo commerciale. Insieme stiamo producendo vini molto interessanti e di alta qualità. L’obiettivo è quello di diventare soprattutto buoni profeti in casa nostra, realizzando sinergie con i migliori ristoranti e bar di Piacenza e provincia. Naturalmente stiamo allargando le zone d’influenza, attraverso l’attribuzione dei mandati di vendita dei nostri vini nei territori soprattutto del nord e del centro Italia, con uno sguardo interessato all’estero, dove abbiamo avviato contatti interessanti.
Che giudizio esprimi sull’anno 2017 appena concluso?
Dal punto di vista delle vendite, abbiamo chiuso in crescita il 2017, questo è sicuramente un dato positivo e di buone premesse per il 2018. Sul piano produttivo, con la vendemmia 2017 abbiamo registrato anche noi un sensibile calo di produzione, a causa dei ben noti motivi climatici, in parte compensato da una elevata qualità delle uve e quindi dei vini.
Ottimista dunque per il futuro?
Certamente, un imprenditore non può non essere ottimista!