Che stufa ! che noia ! ……che noia che stufa che noia!!!
La vendemmia è iniziata, con una decina di giorni di ritardo riguardo al 2020, con un incipit che ricorda la grande Sandra Mondaini dei tempi che furono, quando andavano in onda le sceneggiate di “Casa Vianello”.
La stufa e la noia che chi scrive sta provando non riguardano però la vendemmia in sé e per sé ma l’ambiente “socioeconomico” nel quale è appena iniziata.
Questa del 2021 è la terza dell’era covid (19 – 20 – 21): i titoli di apertura dei telegiornali e le prime pagine dei giornali aprono ancora sempre citando la pandemia, prima si parlava dell’infezione e dei decessi causati, poi dei colori delle regioni, ora dei vaccini e dei “no vax”, ma sempre covid si tratta.
Bene, dicevamo della vendemmia che l’anno scorso abbiamo aggettivato “triste”, quest’anno come possiamo definirla ? Ancora triste no, allegra non direi, la definirei “rassegnata”!
L’uva va raccolta al momento giusto e quest’anno, come sopra accennavo, registriamo un ritardo piuttosto importante. Essa però è sana e bella, il carico è piuttosto scarso (le previsioni parla di un meno 10% rispetto allo scorso anno), tutti fattori che portano ad ipotizzare una qualità del vino tra il buono e l’ottimo con sicuramente punte di eccellenza.
In questi primi giorni di settembre si raccolgono le uve chardonnay, pinot nero e grigio, sauvignon e si proseguirà con le bucce bianche rappresentate da riesling italico, ortugo, cortese per proseguire con le aromatiche moscato e malvasia. Della raccolta delle uve rosse si arriverà a cavallo tra settembre ed ottobre.
Questo clima settembrino caldo e ventilato sta asciugando in modo anomalo il terreno, la pianta di vite è sulla “difensiva” ed in certi appezzamenti di medio/alta collina molto esposti sta decisamente soffrendo la siccità. Questo fatto non pone a favore in quanto la pianta praticamente smette di vegetare e anziché portare “linfa vitale” ai grappoli, da essi richiede acqua biologica necessaria alla sua sopravvivenza: ciò danneggia la qualità del frutto con danni sulla resa in mosto e qualità dello stesso. I viticoltori ora sono quindi con il naso all’insù, sperando che arrivi la pioggia che però al tempo stesso temono per l’effetto che essa non si trasformi in perturbazione!!
E il mercato delle uve e dei vini?
In seguito a questa domanda dobbiamo tornare all’incipit di questo scritto!
Purtroppo questo maledetto Coronavirus ha condizionato terribilmente le vendite di vini e spumanti e, stante una apparente ripresa a partire dal mese di maggio, come giustamente ha segnalato il Presidente Draghi nei giorni scorsi riguardo alla ripresa economica, gli incrementi a doppia cifra non devono indurre a considerare che la situazione si stia normalizzando, in quanto il riferimento viene fatto su posizioni di allora (anno 2020) in alta sofferenza.
Considerando i territori di Oltrepò Pavese e Piacentino il mercato delle uve è quasi inesistente: sono rimaste poche le aziende che vinificano e quindi esse finiscono per essere dirottate nelle Cantine Sociali che ormai trasformano circa il 70% dell’intera produzione. Che dire? Forse è giusto che sia così, però l’impressione che si percepisce nell’ambiente vitivinico locale non induce all’ottimismo: i produttori sono in evidente difficoltà, in quanto, per effetto delle chiusure dei locali pubblici le vendite sono calate, i prezzi medi dei vini in generale pure e, se il fatturato viene a mancare, viene a mancare di conseguenza il “carburante” che manda avanti l’economia e cioè i soldi!!
Purtroppo gira e rigira si arriva sempre allo stesso punto: le risorse finanziarie!
La vendemmia si presenta bene ? SI !!
L’uva è bella e sana? SI !
Il vino sarà buono sano e genuino ? SI !!
I Viticoltori sono contenti ? NO !!!
Perchè? Perchè produrre uva in questo periodo non si guadagna !!
…e ritorniamo all’incipit !!!
Che stufa ! che noia ! ……che noia che stufa che noia !!!
Guerrino Saviotti